CONOSCI UN PARTNER yourCEO – Conversazione con Alberto Cibocchi

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Conversazione a cura di Sabrina Cirillo – Associate Partner yourCEO.

 

Ciao Alberto, sei un Executive con una carriera lunga e poliedrica, che ti ha consentito di vivere da protagonista numerose rivoluzioni tecnologiche nelle aziende. Vuoi dirci il tuo punto di vista su questo processo di trasformazione continuo?

Ho iniziato la mia attività professionale, nel settore ICT, agli inizi degli anni ’80 del secolo scorso, quindi ho vissuto la fase di maturità della 3ª rivoluzione industriale,  i primi passi della 4ª , l’internazionalizzazione , la globalizzazione, le acquisizioni e la trasfomazione, anche filosofica, da società nazionale a International Company.

Lo sviluppo tecnologico, causa o effetto della 4ª rivoluzione,  trasformerà inevitabilmente l’industria odierna, portando come conseguenza che le aziende attualmente presenti sul mercato saranno messe a dura prova dal fatto che le nuove tecnologie ridefiniscono i termini del successo competitivo.

Rispetto alle rivoluzioni industriali precedenti, indotte dalla macchina a vapore e dall’elettrificazione, la creazione e la diffusione delle invenzioni volte a trasformare la produzione si succederanno a un ritmo molto più rapido rispetto al passato.

Se da un lato le nuove tecnologie creano posti di lavoro attraverso molteplici meccanismi, tali per cui gli aumenti della produttività riflettono effetti positivi sull’economia in generale, dall’altro queste trasformazioni possono richiedere adeguamenti significativi. I decisori politici, attori fondamentali per il successo di ogni rivoluzione tecnologica, devono monitorare e gestire gli adeguamenti adottando, per esempio, politiche di lungo periodo in materia di competenze, di mobilità delle forze di lavoro e di sviluppo regionale.

Istituzioni efficaci predisposte alla diffusione tecnologica saranno di grande aiuto specialmente tra le piccole e medie imprese (PMI) dove una sfida importante consiste nella trasformazione digitale di quelle PMI che non sono native digitali.

 

Siamo all’Impresa 4.0. Ci dici, dal tuo punto di vista, quali vantaggi porta questo modello e se lo consideri applicabile ad aziende medio-piccole? 

I paesi più avanzati sono ormai entrati nell’era della quarta rivoluzione industriale. È in atto una rapida diffusione delle nuove tecnologie nei processi produttivi e in tutta la vita sociale, una convergenza tra mondi reali e mondi virtuali in un “Internet delle cose”. La sfida epocale che abbiamo davanti è come indirizzare al meglio queste trasformazioni.

L’Industry 4.0  che non è un oggetto da creare, ma un processo attraverso il quale le imprese ripensano e digitalizzano i loro processi produttivi al fine di guadagnare maggiore efficienza economica e finanziaria,  potrebbe rappresenta la soluzione per gestire i cambiamenti del mercato attuale, dall’aumento della competitività alla volatilità della domanda fino all’esigenza di maggiore flessibilità produttiva.

Mi chiedi se Industry 4.0 è applicabile alla MPI?

Sicuramente le PMI possono/devono tranne nuova linfa e nuovi modelli per sviluppare il loro business, Industry 4.0 è una opportunità, forse unica, per aiutare e consolidare la crescita delle nostre PMI.

 

Ti porto un esempio, Il Giappone sta affrontando a pieno regime l’industria 4.0 e la digitalizzazione. Industry 4.0 è una delle voci principali del piano di progetti strategici promossi dal governo con investimenti pubblico- privati pari a  circa 4 miliardi di euro complessivi. Allo stesso tempo, il modello giapponese sta puntando a un successivo traguardo: la diffusione della società 5.0. Questo concetto implica una nuova società intelligente, che assorbe le innovazioni della quarta rivoluzione industriale non solo per migliorare la produttività, ma anche per aiutare a risolvere problemi sociali.

È il modello “human technology oriented” scelto dal Giappone come guida di riferimento per il futuro, che rimette la tecnologia al servizio della persona ed ha come pilastro la “Connected Industries”. Cuore della strategia di sviluppo giapponese sono le piccole e medie imprese, che costituiscono il tessuto produttivo di riferimento del paese.

 

Alberto raccontaci di te… Come trascorri il tuo tempo libero? Quali i tuoi hobbies ti appassionano di più?

Sono nato e ho trascorso la mia infanzia in Umbria in una cascina agricola.

I colori, i sapori ed i prodotti delle colline umbre sono elementi importante del mio DNA.

Parte del mio tempo libero, che utilizzo anche per ricaricarmi, lo trascorro in Umbria dedicandomi all’agricoltura. Coltivare pomodori, patate, verdure e produrre olio extravergine è sicuramente, per me, il modo migliore per ricordare la mia infanzia, rilassarmi e liberarmi dalle tossine accumulate nell’attività professionale.

Oltre al mio “buen ritiro” umbro , la lettura ( storia e spionaggio) ed i viaggi  mi affascinano.

 

Torniamo ad Alberto Partner yourCEO. Quanto conta l’esperienza per essere innovativi?

Ho avuto la possibilità, come CEO di Akhela, di gestire una media azienda di ICT che faceva dell’innovazione il suo filo conduttore. Tale ruolo mi ha fatto capire che l’esperienza e le competenze tecniche sono importanti ma non determinanti per un top manager innovativo. Ho potuto constatare, sul campo, che per introdurre e gestire l’innovazione è necessario avere consapevolezza del contesto, visione, essere ambasciatori dell’innovazione, imparare dagli errori e ridurre la complessità.

“Imparare dagli errori” è indubbiamente la caratteristica più difficile da mettere in campo in un momento di forte pressione sui risultati a breve, in cui non è facile concedersi la possibilità di sbagliare e il tempo di portare risultati, considerando che un cambiamento in genere richiede in media almeno 12/18 mesi.

 

Alberto, quali sono, in conclusione, le sfide che l’imprenditore di oggi sta affrontando per governare la crescita del suo business nel prossimo futuro? E quanto conta essere italiani in questa trasformazione?

È passato meno di un decennio da quando il discorso di Industry 4.0 è emerso per la prima volta nei circoli produttivi, ma i visionari stanno già prevedendo la prossima rivoluzione: Industry 5.0.

Se l’attuale rivoluzione enfatizza la trasformazione delle fabbriche in strutture intelligenti, smart factory, Industry 5.0 si concentrerà sul ritorno delle mani e delle menti umane nel contesto industriale.

Industry 5.0 è la rivoluzione in cui uomo e macchina si riconciliano e trovano il modo di lavorare insieme per migliorare i mezzi e l’efficienza della produzione.

Sicuramente tali trasformazioni, che incideranno notevolmente sulla produzione e avranno conseguenze di vasta portata sulla produttività, l’occupazione, le competenze, la distribuzione del reddito, il commercio, il benessere e l’ambiente, obbliga le aziende a cambiare ed adattarsi a nuove regole.

E’ poco probabile che ci sarà spazio per le imprese che hanno voltato le spalle alla trasfomazione tecnologica.

L’imprenditore dovrà affrontare numerose sfide, in primis dovrà rivedere i modelli di business, adattandoli ai nuovi sistemi di lavorazione, dovrà soprattutto avere il coraggio di ristrutturarsi, individuando nuove strategie ed investire su nuove figure manageriali e professionali che abbiano  le competenze necessarie richieste dalla trasformazione digitale.

 

Infine mi chiedi se  essere italiani aiuta in questa sfida, sicuramente si.

La capacità, la competenza, l’ingegno e la perseveranza, DNA italiano, sono fattori determinati e vincenti per trasformare  una rivoluzione industriale in una success story.

 

Grazie Alberto, ti auguriamo buon lavoro e ottimi successi con yourCEO.

 

 

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