CONOSCI UN PARTNER yourCEO: Intervista a Francesco Domenico Michea

Tu sei qui:

CONOSCI UN PARTNER yourCEO: Intervista a Francesco Domenico Michea

Ciao Francesco, sei un manager con esperienze professionali poliedriche e di prestigio. Vuoi dirci qualcosa su quelle che ritieni più significative rispetto al ruolo di partner yourCEO?

Considerando il target “naturale” di medie aziende alle quali si rivolge yourCEO, le esperienze alle quali mi sento più legato sono quelle con le italiane Cad.Lab (poi Think3) e Zanotta. Le ho vissute entrambe facendo tesoro delle esperienze pregresse nelle multinazionali, realtà complesse, sempre all’avanguardia, sia a livello tecnologico che verso i nuovi trend di mercato, che hanno il grande pregio di formare continuamente le persone , di lavorare sull’atteggiamento, di fornire metodi innovativi e quindi definire un percorso di crescita coerente con il profilo della persona stessa e con gli obiettivi di sviluppo dell’azienda.

Tornando a Think3, azienda che operava nella progettazione assistita al computer (CAD), si è trattato di un’esperienza completa, che è iniziata con la definizione di solide regole di governance, d’intesa con gli imprenditori , sponsor giovani e brillanti del cambiamento richiesto dallo scenario competitivo di riferimento,   per poi accompagnarli nel sogno di aprire negli Stati Uniti, parallelamente allo sviluppo del mercato Europeo, attraverso una scrupolosa execution della strategia . Abbiamo vissuto l’esperienza unica e indimenticabile dello sbarco in US, dando vita ad un’azienda americana in Silicon Valley, con capitale italiano e partecipazione di venture capital. Di fatto un passaggio obbligato, perché la competizione in quel settore è assolutamente internazionale e non era possibile pensare di difendere il solo giardino di casa in Italia contro competitors più forti a livello finanziario ed operativi sul territorio del mondo e con fatturati più importanti.

Zanotta, invece, è stato “il bello attorno a te”. Non tecnologie, stavolta, ma design del più apprezzato “made in Italy”, in un’azienda riconosciuta sui mercati internazionali (l’80% del fatturato generato all’estero), decisa nel perseguire la propria strategia di mercato, aperta nella gestione di più canali (alcuni da sviluppare), solida nel rapporto con i fornitori e nelle operations, orientata alla crescita grazie anche all’ attenzione per le soft skills, che tanto possono determinare  in quel tipo di realtà. Il lavoro si è concluso affiancando l’imprenditore, gestendo le dinamiche familiari, fino alla cessione dell’azienda ad un altro imprenditore.

Le imprese italiane giocano ormai nel mercato globale; quali gli ingredienti necessari, a tuo avviso, per continuare a crescere? 

Penso che ormai il motto “piccolo è bello” stia perdendo appeal. Non si può più prescindere dall’aspetto dimensionale se si vuole competere con successo sul mercato globale.

Gli altri sono quasi sempre più grandi, più organizzati e quindi più forti, e a meno di casi comunque significativi, vediamo che sono spesso “gli stranieri” a comprare aziende italiane, a controllarle, persino quando si tratta di aziende molto importanti per storia e per prestigio. Si pensi al caso della francese Lactalis che ha comprato diversi marchi del food, e per contro, alle difficoltà incontrate da Fincantieri in Francia. Ci insegnano che la politica industriale può e deve far molto, ma altrettanto possono fare le nostre aziende per prepararsi a competere per vincere.

yourCEO offre dei servizi ben concepiti e dimensionati per intervenire a vantaggio delle nostre aziende e portare valore per la crescita, l’internazionalizzazione, nel passaggio generazionale, ovvero per competere sul mercato globale. Si pongono con urgenza i temi legati alla Digital Transformation (Per es  Industry 4.0 etc.) che di fatto è un processo di forte cambiamento culturale, e non solo tecnologico, dove in realtà sono * le persone e le loro competenze “l’ingrediente” più importante della trasformazione, che comunque investe la strategia aziendale e la sua execution.

Se dovessi descrivere il tratto fondamentale del tuo stile di leadership, come lo definiresti e perché?

  1. Senza scomodare definizioni di alto profilo, come quelle dovute a Blanchard o a Goleman, penso di essere un leader operativo che non rinuncia al pensiero strategico. Mi piace “metterci le mani” e sono un customer centric che privilegia l’approccio in team, verso il quale ho grande attenzione e disponibilità. Sono a mio agio nei contesti in cambiamento, mi piace esprimere “leadership by example” con intensità e con forte coinvolgimento del team per emozioni e risultati, osservando una attenta disciplina di business. Amo comunicare in modo chiaro visione strategica e obiettivi, incoraggio la partecipazione attiva al percorso di change nei suoi avanzamenti. Last, but not least: l’integrità è un valore insostituibile, che non può mancare nel leader!

Cosa, a tuo avviso, conta di più per avere successo professionale?

La preparazione è sempre la base del successo. È una condizione necessaria, ma non sufficiente. Servono anche altri ingredienti come curiosità, voglia di imparare (soprattutto dagli altri) e di mettersi in discussione, saper accostarsi a nuove sfide, fuori dalla propria comfort zone. Bisogna, pertanto, essere disponibili a dedicare molta energia attiva alla cura del proprio percorso professionale, anche se questo può richiedere qualche sacrificio e qualche rinuncia. Nell’arena professionale contano i risultati e questi sono possibili solo con un forte impegno personale e un deciso allineamento agli obiettivi da raggiungere. L’atteggiamento è molto importante ed è vera, determinante sostanza. E poi, quando serve, pronti a ricominciare, perché le esperienze negative fanno parte del percorso di crescita di ogni persona.

Puoi scegliere tre oggetti ai quali non rinunceresti mai. Quali sono?

Scarpe da calcetto, un libro di fisica, ma anche il libro di Raffaele Gaito “Growth Hacker – Mindset e strumenti per far crescere il tuo business”. Volutamente non ho considerato lo smartphone, che ormai è un’appendice delle nostre mani.

Work-life balance. Hai suggerimenti pratici?

E’ difficile dare suggerimenti in questo caso. Ognuno ha un suo stile di vita.

Naturalmente se si hanno figli, non si può essere sempre assenti per troppo lavoro. Serve trovare il giusto equilibrio almeno per essere “diversamente presenti”, se non possiamo esserlo fisicamente, utilizzando la tecnologia che aiuta molto in tal senso. Ancora di più può fare una corretta organizzazione del lavoro, limitando i meeting inutili, call evanescenti e tanta indisciplina. Lavorando su questi aspetti il bilancio vita lavoro migliora sicuramente, senza dimenticare che possono esserci momenti in cui il lavoro chiede di più e bisogna essere pronti a saper dare di più, fino all’ottenimento dei risultati voluti, consapevoli che si riequilibrerà la bilancia in un’altra occasione, che non dobbiamo rimandare sine die.

Ora vogliamo chiederti come vedi il futuro dell’Italia in termini di business e innovazione. Ci dai la tua personale interpretazione dei prossimi anni a venire?

 

L’Italia è un paese messo continuamente in discussione, soprattutto dentro i confini nazionali. Trascina problemi e situazioni irrisolte da tanto tempo, ma è indubbio che può avere un posto di prestigio tra i top country del mondo (in realtà è già così). Forse è un paese un po’ vecchio, con una infrastruttura organizzativa complessa e costosa, che non produce quello che dovrebbe produrre, che non pensa semplice e quindi spesso non è utile. Altri paesi, che hanno molto meno sotto tanti aspetti, sono più lineari nelle scelte e con semplicità adottano azioni in funzione degli obiettivi principali del paese stesso. Per esempio, il percorso scolastico e universitario in alcuni paesi europei è veramente molto lineare e pensato per non produrre disoccupati ed allo stesso tempo premiare e dare opportunità ai più dotati.

È tuttavia ovvio che l’Italia può far bene e crescere. In Italia abbiamo cervelli, qualità e settori industriali che sono leader ed esprimono grande prestigio. Serve un più sano orgoglio di Paese.  Come partner  yourCEO interagisco molto spesso con startup innovative, che comunicano una visione fresca, creativa , coraggiosa e al top del nostro paese. Bisogna supportarle al massimo, con strumenti e procedure agili, per aiutare i migliori ad emergere e a creare imprese di successo. Lavoriamo spesso, noi di yourCEO, con i colleghi di yourDIGITAL, per realizzare progetti di Digital Transformation in aziende italiane, che operano da tempo sul mercato, per supportarle nel cambio di strategia e nella ricerca di nuovi mercati, abilitati sovente proprio da progetti di Digital Transformation, con l’obiettivo di potenziare la capacità competitiva dell’azienda e produrre crescita.  La nostra generazione di millennials è la vera garanzia del futuro per il Paese.

 

Grazie Francesco, ti auguriamo buon lavoro e ottimi successi con yourCEO.

 

***

 

 

Intervista a cura di Sabrina Cirillo – Associate Partner yourCEO.

Condividi questo articolo:
Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp

Tabelle dei contenuti

Ultimi articoli